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“Si parla sempre della forza del gruppo, di come un gruppo di persone coese e con lo stesso obiettivo possa raggiungere traguardi inattesi, ma il gruppo ha anche aspetti negativi, scopriamo quali”

L’intestazione è chiara, oggi si vuole portare un’osservazione che esula dal discorso metodologico per un attimo e si concentra sulla figura del formatore.

Un gruppo di persone che si conosce, per lo meno condivide i propri punti di vista in relazione al contesto in cui si agisce e collabora attivamente in un clima di fiducia e stima potrà sicuramente essere favorito al raggiungimento del proprio obiettivo.

Un gruppo deve poi essere “poroso”, deve cioè saper accogliere al proprio interno nuovi membri e saper perdere altri senza collassare e deve saper accettare le differenze caratteriali oltre che i piccoli sottogruppi che si potrebbero creare al proprio interno.

Qui stiamo parlando di gruppi di persone che iniziano a collaborare e che devono intraprendere un percorso comune. Sicuramente starai pensando alla tua squadra e ciò va bene, ma noi pensiamo anche ai gruppi di allenatori che sempre più numerosi si sono presentati alle nostre serate formative.

Il contesto può essere paragonato, si parla comunque di un gruppo di persone che per la maggior parte non si conosce, ma si ritrova per condividere un obiettivo, l’apprendimento.

Nelle serate che abbiamo proposto, un effetto particolare che si può verificare è la poca interattività dei partecipanti all’inizio della serata.

Sorge quindi spontanea la domanda:

  1. Come mai i partecipanti ai corsi di formazione, in un contesto rilassato ma professionale, tendono a rimanere in silenzio anziché interagire nella presentazione?

La risposta è che all’interno del contesto in cui si verifica tale situazione (gruppo nuovo, non omogeneo, invidie, paura di sbagliare e di essere giudicati…) il gruppo agisce assurdamente da organo frenate ed inibitore.

La paura di essere giudicati in maniera sbagliata dai miei colleghi mi porterà a tenermi il dubbio fino alla fine della serata, quando singolarmente potrò provare a porgere la domanda.

I rischi a cui andiamo incontro in questa situazione sono quelli di dimenticare tutto il resto della presentazione ed eventuali domande che potrebbero scaturire, oltre che rischiare di non avere la possibilità di porgere la domanda a fine serata.

Vale davvero la pena rimanere in silenzio e non esporre i propri dubbi o un punto di vista differente per evitare di fare la figura dello stolto?

Per noi di FLR no!
Per questo motivo parliamo di interazione giocatore-formatore-giocatore, per questo motivo continuiamo ad insistere sullo spazio di confronto continuo con i ragazzi. Se già da giovani si abituano a proporre il loro punto di vista, avremo uomini più propositivi e con una mentalità più elastica all’interno di un gruppo di persone con la stessa capacità di affrontare in maniera propositiva le sfide che si presenteranno.

Staff FLR

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