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“Il campo dice sempre la verità, non si sfugge dalla verità, puoi vincere una partita per un episodio, ma l’attenzione e l’applicazione nei 90’ non si può smarcare.”

Come sempre su questo blog ci piace parlare di metodologia di allenamento e di argomenti relativi al calcio giovanile, quindi non svieremo certo questa volta, anche se il titolo sembra andare in un’altra direzione.

In realtà vogliamo concentrarci sul paradosso dell’allenamento in relazione alla partita. In tutti gli anni al servizio del calcio giovanile e del calcio in generale, possiamo affermare con certezza, che i luoghi comuni come, il campo dice sempre la verità o che giochiamo come ci alleniamo e che quindi l’importanza dell’allenamento è assoluta rispetto alla partita, sono certamente corretti.

In una generazione come quella attuale in cui i ragazzi passano molte ore del loro tempo sugli smartphone e su piattaforme di gioco e di conseguenza possono affaticare in maniera importante il cervello in relazione ad impegni pratici e fisici come si può definire un allenamento di calcio, diventa sempre più importante rimanere concentrati per lunghi periodi durante l’allenamento stesso e di conseguenza durante la partita. Solitamente la seduta di allenamento ha una durata proporzionale alla partita, ovviamente in relazione al contenuto della seduta di allenamento stesso.

Considerando quindi la seduta di allenamento come l’anticamera di quello che avverrà durante la partita o di quello che cercheremo di andare a proporre nel weekend, dobbiamo cercare di proporre sedute di allenamento che permettano ai nostri giocatori di raggiungere un grado di concentrazione adeguato alla pratica di questa disciplina.

L’organizzazione della seduta di allenamento sarà quindi fondamentale per garantire questo sistema di apprendimento, perché anche la concentrazione si può allenare, senza tralasciare le altre componenti fondamentali del calcio che sono poi TE/TA/CO. Allenare gli elementi in maniera separata solitamente può permettere ai giocatori di isolare la propria mente. Penso per esempio ad esercitazioni CO o TE che prevedono ripetizioni e automatizzazioni di gesti. Una volta imparato lo svolgerò in maniera automatica, senza dover per forza raggiungere un elevato grado di concentrazione. Dato per scontato che il carico cognitivo venga considerato nella programmazione settimanale degli allenamenti, perché va trattato ne più ne meno degli aspetti CO, proporre esercitazioni di gioco reale, che contengano varianti e variabili che i giocatori potranno ritrovare in partita, diventa fondamentale in maniera assoluta.

Di organizzazione della struttura di allenamento parliamo in maniera importante nell’ultimo e-book FLR: La seduta di allenamento in formazione, dove cerchiamo di spiegare come anche un semplice cinesino posto in una maniera piuttosto che in un’altra possa determinare la riuscita della seduta di allenamento stessa.

Parlavamo del campo come fattore di giustizia, ci spieghiamo. Difficilmente se mi alleno male potrò ottenere dei risultati in partita, anche se la mia squadra è superiore all’avversario in valori assoluti, come mi alleno, come mi preparo all’evento farà la differenza. Questo concetto è ancora più facile da spiegare quando un “underdog” batte una gigante, come per esempio il caso dello Sheriff Tiraspol che batte 1-2 il Real Madrid al Bernabeu. Chiaramente la squadra più forte ha maggiori possibilità di vincere prima del fischio d’inizio e se crea una serie di eventi sufficiente che sfrutterà al meglio, dato il maggiore “peso” dei propri giocatori potrà vincere sul più debole, ma se il grado di attenzione, abnegazione e concentrazione dei più deboli nell’evento singolo sarà superiore ai più forti, verranno fuori storie come quella della partita menzionata. Storie che sono comunque numerosissime nella storia del calcio e di conseguenza possiamo permettere a giovani calciatori di capire il valore del sacrificio, dell’abnegazione e lavoro in termini assoluti per poter raggiungere i risultati che si sono prefissati.

Staff FLR

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