“La grande differenza, qualora esista, è nell’età dei giocatori e il contesto competitivo in cui si opera ”

Si parla spesso del calcio giovanile e di quello delle prime squadre come di due mondi a se, come di due mondi da tenere assolutamente separati.
Esempi di questo tipo sono da ritrovarsi nelle varie affermazioni che mettono in allarme gli istruttori dei settori giovanili a non imitare o scimmiottare gli allenatori delle prime squadre.
I mondi in effetti sono differenti, ma andiamo a vedere se qualche similitudine o correlazione esiste o meno.
Il giocatore è al centro dei pensieri dell’allenatore in entrambi i mondi.
La maggior parte delle energie si investe nel provare a migliorare i propri giocatori. Se nel calcio giovanile, si cercherà di migliorarli per aumentare le proprie possibilità di arrivare preparati al calcio dei grandi e quindi di sviluppare il più possibile il proprio potenziale, nelle prime squadre in maniera differente si fa la stessa cosa. Se pensiamo ai giocatori di 18-20 anni, ma anche di 22, si cercherà di analizzare la capacità del giocatore per farlo rendere al meglio e permettergli di continuare la sua maturazione direttamente nel palcoscenico in cui andrà a confrontarsi. Un altro aspetto da tenere in considerazione è lo studio delle capacità del giocatore per farlo rendere meglio nell’idea di gioco della squadra o nel contesto squadra rapportato ai propri compagni.
In questo aspetto, nel settore giovanile si cerca sempre di avere un’idea o sistema di gioco che favorisca l’armonia per le caratteristiche dei giovani calciatori.
Questo discorso può sicuramente cadere quando si cerca il risultato immediato della squadra senza valutare le componenti evolutive e le caratteristiche anche umane dei propri giocatori. Se vogliamo quindi riassumere questo primo esempio, possiamo sicuramente dire che l’allenatore della prima squadra ideale secondo il nostro modo di vedere l’evoluzione del calcio relazionata all’individuo in un contesto di squadra, deve essere un allenatore-formatore che rispetta il materiale umano a propria disposizione, rispettando le caratteristiche di tutti i propri giocatori.
Per fare accadere questo, deve essere in grado di creare un’ambiente stimolante aperto al confronto e soprattutto far capire agli atleti menzionati in precedenza, che l’apprendistato non è terminato, anzi è sono all’inizio, con l’unica differenza che il giocatore dovrà fare molto di più in maniera individuale se vorrà progredire e il tempo di progressione dipenderà molto di più da lui che dall’allenatore.
Il secondo esempio che andremo ad analizzare, anche se lo abbiamo già toccato marginalmente è il rispetto delle caratteristiche del giocatore. L’esempio più calzante è se in sede di calcio mercato andremo a scegliere un giocatore con determinate caratteristiche perché funzionale al nostro sistema di gioco o perché con le sue caratteristiche potrà inserirsi nel nostro sistema di gioco per scombinarlo. L’esempio più semplice da fare potrebbe essere un giocatore estremamente abile nell’1vs1 in un sistema di gioco che prevede un’organizzazione di passaggi e fatta di possesso. Il giocatore in questione potrà scombinare le carte in tavola in caso di partita sbagliata o inserito in una posizione di campo “inusuale” potrà agire in maniera differente del “passatore” abituale.
Nel settore giovanile l’istruttore potrebbe farsi tentare dal cambiare le caratteristiche preponderati di questo giocatore, quando in realtà dovrebbe valorizzarle, aumentando certo la variabilità del suo gioco.
In chiusura di questo esempio andiamo quindi a definire la continuità che in realtà c’è tra le scelte del formatore e dell’allenatore, rispettando il giocatore e le sue caratteristiche preponderanti oltre che come detto nell’esempio precedente creando l’ambiente di lavoro formativo.
L’ultimo esempio di questo breve articolo (magari ne parleremo ancora più avanti), è quello relativo al tempo dell’allenatore.
Considerando professionisti del nostro esempio sia il formatore di settore giovanile che l’allenatore della nostra prima squadra, il tempo del formatore è dedicato come detto a ideare o definire forme allenanti che permettano un miglioramento di tutti i membri squadra, mentre probabilmente l’allenatore della prima squadra dedicherà molto tempo all’analisi del prossimo avversario, a come schierare la squadra in ottica di quest’ultimo e come i principi di gioco della propria squadra possano aumentare le possibilità di vittoria e magari adattare la propria organizzazione difensiva alle varie situazione di gioco in relazione appunto, dell’avversario.
Entrambi gli allenatori investiranno la maggior parte del proprio tempo a contatto con i propri giocatori, siano essi adolescenti o adulti. Parlerà con loro, tasterà il polso della situazione personale e cercherà di convincerli della bontà del suo piano. Organizzerà allenamenti individuali, di reparto o collettivi che li facciano apprendere e divertire in uno scambio continuo di feedback che permetterà il miglioramento armonioso. Le due differenze di questi due nostri immaginari (neanche poi tanto) protagonisti sarà nella composizione del proprio staff che potranno sicuramente facilitare il lavoro del nostro allenatore e soprattutto nel risultato finale, uno deve offrire la prestazione per vincere, l’altro deve offrire la prestazione per migliorare e confrontarsi.
CI sono molti punti in comune anche nell’ultima affermazione e non per forza appartengono alla categoria indicata…
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Staff FLR